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Venezia in ottobre

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A volte il solo " descrivere " non è poi un limite per uno scrittore; vero è che in certuni casi nemmeno una fotografia potrebbe dare un risultato, fissare l'immagine o il momento. Ho fatto la prova. Fotografare Venezia dalla laguna, nella prima foschia densa del mattino, non dà alcun risultato. Nulla, non ne esce nulla. L'occhio umano però vede, e forse vede perché sa dove esattamente si trovano le cose, le linee, il profilo.
Non importa se un'ovatta occlude, se impedisce un chiaro distinguo. Se sappiamo dove "sono" le cose, anche nella nebbia le vedremo.
Questa mattina , dalla laguna, Venezia non si vedeva affatto. Intuivo che c'era, ma era stata come cancellata. Sforzando lo sguardo catturavo appena il grande rotondo della cupola di San Simeon e l'acuta piramide dal campanile di San Marco. Ma era tutto assolutamente velato.
Con la nebbia, la laguna ci prepara a questo ingresso nel senza limite, per cui potremmo partire in barca dalla terraferma per navigare senza destinazione. Dopo un centinaio di metri le grandi " dame " ( ossia le segnalazioni in legno, tre pali riuniti conficcati nel canale per orientare chi naviga) già non si vedono più.
Stamane , in questo panorama di vapore, lo specchio lagunare era piatto e punteggiato qua e là da decine di gabbianelle, che si lasciavano portare dal ritmo lento della corrente. Dondolavano tutte nello stesso verso, con i capini rivolti a ovest. Mi vennero in mente degli origami adagiati a pelo d'acqua. 
Poiché è periodo di bassa marea, riaffiorano lingue di barena e limo che con il tepore del primo autunno si coprono di un'erba verde, tenera come peluria, l'ultima prima dell'inverno. Così pare che delle chiazze di prato galleggino erranti. Mentre spingevo lo sguardo il più possibile, ecco arrivare una caorlina rossa, spinta dalla forza dei remi di sei uomini. Aveva girato l'isola di San Secondo e ora procedeva sicura verso la riva. La caorlina è una grossa barca in legno, da trasporto , ma con l'equipaggio adatto gareggia nelle regate di voga. Davvero una sorpresa vedere questa virgola rossa, dalla prua possente, sbucare dal nulla e sentire nell'aria lo sforzo dei vogatori che con la voce si davano il tempo di battuta per mantenere il ritmo.
L'imbarcazione ha sfilato vicino a tre cigni reali, intenti a cercare cibo, i quali imperterriti hanno continuato il loro lento andare, tenendo il bel collo arcuato come un uncino.
Sopra di me, del tutto invisibile, passava un aereo, già in fase di atterraggio. Un rombo disperso, un tuono meccanico. Sono rimasta nel mio silenzio, a guardare. Non avevo domande né misteri. Rimanevo in attesa di quel tanto di vento bastevole ad alzare la spessa garza dell'aria. 
A mezzogiorno Venezia è apparsa, a salutare il mondo.

 

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